Alessandro Bergonzoni

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Possiamo volere? La Repubblica Bologna, 15 aprile 2006
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Noi chi. (ovvero coloro che potrebbero dare
un calcio a certo sport)
Diario numero 42, 2003
In attesa di prossimi funerali immani
(elogio alla commemorazione da vivi)
Diario numero 10, 2003
Inedito

Esistenza Macerata

Il Fatto Quotidiano 13/02/2018

 

Schiavitù o schiavoio? Siamo tutti schiavi. Della violenza urlata verbale e financo labiale, mimica, muta, accennata. La violenza di chi spara a un colore, in persona, a chi s'impersona giustiziere di chissà cosa, la violenza di chi uccide donne e le fa a pezzi, di chi imita, emula, umilia per ordine costituito. È la stessa violenza, compresa di un'infinita (in)differenza, ma è la stessa violenza, connivente e al pari colpevole. Che uccide sia chi si indigna sia chi non lo fa, per vigliaccheria, accidia, piccolezza congenita, sottovalutazione o per paura. Chi è il morto chi è il vivo. Solo chi resta in vita è vivo? O, anche se salvi per il momento, siamo comunque finiti? Siamo finiti a voler e dover marciare (guai a non farlo, io ci sarò  sempre, fascismo e xenofobia non devono passare!) e protestare per poter riamare, per non dover razziare, per non dover più piangerci, per non voler ucciderci a vita. Che "razza" di uomini siamo? A colori, ancora? Mera razza o pura? A dolori? A fazioni, a partiti? Chi paga questo disprezzo altissimo, quali fondi usiamo e tocchiamo? La vendetta non è la risposta: quale è la domanda? Quale è l'offerta, sul piatto, insieme alle teste? Che giustizia chiediamo? Umana, divina? Che perdono vogliamo? Che scusa cerchiamo e non porgiamo? La paura di una qualsiasi pace sembra offenda la rabbia, il terrore del bene pare umigli la rivolta auspicata. Nulla ci ferma, ci prega, ci desidera? E il nulla è qui, arrivato puntuale, preciso. Identico a sempre, da anni immutato e in salute perfetta. Mi chiedo: non dobbiamo fare nulla? Ci penserà la politica col v(u)oto dell "urna", destinata a raccogliere le ceneri dell'umano, defunto polverizzato? Lì ci sono i resti: di secoli di razzismi, di ere di stragi, genocidi e abusi. Resti tutto come prima? Può questo punto interrogativo seppellire l'anima che urla, unica essenza in questo momento a poter viverci ancora? Tiriamola fuori allora quest'anima, usiamola senza vergogna, abbiamo solo lei: quello che si tocca con mano ce l'ha già insanguinata. Non resta che usare quel che non sembra ma c'è, quel che non si vede ma è il solo ad esistere. Vogliamo le prove dell'esistenza dell'anima? La vendono tutti continuamente. Allora basterá sentire il suo grido, tenerla e usarla.